Il Rito dei Santi è uno dei principali eventi, curato dalla Pro Loco di Fragagnano.
Esso è ormai giunto alla sua XIII edizione.
Le origini di tale rituale sono da ricercare nei riti ancestrali delle società rurali, legati al ciclo di morte e rinascita della natura; nei Saturnali romani; nelle tavole che, durante il Medioevo, i signori feudali imbandivano per i poveri e, ancora, nella liturgia tramandata dai monaci basiliani.
Ad essi vanno ad aggiungersi anche tradizioni delle comunità arbereshe che, nel giorno di San Giuseppe, celebravano l’Arcipurcim o festa dell’Arziburo, un banchetto collettivo tra famiglie dello stesso ceppo e, delle comunità ebraiche, che festeggiavano il Tubishevàt, il Capodanno degli alberi, con un pasto di quindici varietà di frutta.
Insomma, si tratta di un rito che si riallaccia ad usi pagani, ma che conserva il valore di una tradizione che si perpetua da una generazione all’altra, testimoniandone il fascino di una festa che ha tutto il sapore di un risveglio dal torpore invernale.
Per rappresentare il rito viene allestito una sorta di altare attorno al quale si dispongono i convenuti (da tre a tredici), in numero dispari, richiamando l’immagine dell’Ultima Cena.
Dopo aver recitato una preghiera, i Santi danno inizio al pranzo.
San Giuseppe siede a capotavola ed ha il posto contrassegnato da un bastone fiorito, simbolo del miracolo grazie al quale fu prescelto per essere lo sposo di Maria.
Alla sua destra, siede la Madonna; alla sua sinistra, Gesù Bambino e, poi, di seguito tutti gli altri.
San Giuseppe dà il via al pranzo, battendo un colpo di bastone sul pavimento e scandisce l’alternarsi delle pietanze, per un totale di tredici sapori, battendo la forchetta sul bordo del suo piatto.
Sulla mensa primeggiano: i bucatini con la mollica di pane, la massa, i ceci, i fagioli e le fave, il baccalà, i carciofi, i cavolfiori fritti, le arance e “li cartiddati“.
Immancabili: il pesce fritto e i lampascioni, le cipolline selvatiche tipiche della nostra cucina.
Ognuna di queste pietanze è allusiva di arcaiche simbologie apotropaiche.
Tuttavia, un posto di primo piano è riservato al pane che, diviso e consumato, è il simbolo della comunità, veicolo di comunicazione tra individui e di comunione con il divino.
Il rito viene intervallato da letture e dalla recitazione di poesie e di motti, che racchiudono in sé veri e propri tesori di saggezza.
Da qualche anno, i Santi vengono impersonati da rappresentanti del mondo istituzionale, facenti parte dell’ Ass. Città del Ss. Crocifisso,una grande comunità che ingloba ben 30 Comuni dell’Italia meridionale; mentre, la regia del Rito è affidata all’attore e regista grottagliese Alfredo Traversa, ideatore in Puglia del Teatro della Fede.
L’evento è inserito nel progetto della Regione Puglia, RADICES, che mira alla valorizzazione delle tradizioni popolari e si inquadra nel contesto del ”2020:Anno del treno turistico “ che promuove un turismo sostenibile, fatto di persone che vanno alla ricerca delle eccellenze e rispettano le fragilità del nostro patrimonio.
Il senso di questo rituale è quello di una consuetudine che parla di unione, convivialità, di una fede autentica da riscoprire, ricordandoci che ciò che si ha, va diviso e condiviso.